Instagram e SIAE: cosa succede?

Pubblicato il: 5 Aprile 2023Categorie: News, Social Media0 CommentiTempo di lettura: 7,8 min

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Ti svegli la mattina, apri Instagram, e ti rendi conto che il video del travel blogger che segui è senza traccia audio e che il reel che avevi pubblicato sul tuo profilo non ha più la musica in background. Così, da un giorno all’altro.

Tutto nasce dall’esito negativo della trattativa tra SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori, e il colosso californiano Meta per il rinnovo della licenza sui diritti d’autore. Sul web e fuori si sono già formati diversi schieramenti e gli stakeholder coinvolti sono tanti, dagli autori stessi ai creatori di contenuti, motivo per cui sono intervenuti diversi soggetti, tra cui politici, associazioni e sindacati.

Ma partiamo dai ruoli e dagli interessi delle due realtà coinvolte.

I protagonisti: Meta e SIAE

Meta, holding di Mark Zuckerberg proprietaria dei social network Instagram e Facebook, stringe accordi sul copyright con i titolari dei diritti musicali in tutto il mondo per permettere l’utilizzo della musica su queste piattaforme. Tali accordi risultano fondamentali considerando che gli utenti, i creator e gli influencer ormai si avvalgono sempre più spesso di brani musicali per rendere accattivanti i contenuti che propongono attraverso il feed, le Storie e i Reel di Facebook e Instagram. L’ importanza di questi contratti cresce ancora di più considerando che TikTok è un competitor diretto di Facebook e Instagram in ambito di video musicali.

Dall’altra parte del negoziato c’è SIAE, un organismo di gestione collettiva che si occupa della tutela del diritto d’autore, ponendosi come punto d’incontro tra chi crea le opere e chi le utilizza. È una società con una storia di 140 anni, che oggi amministra 62 milioni di opere italiane ed internazionali e che, fino a pochi anni fa, deteneva il monopolio nel settore dell’intermediazione per l’esercizio dei diritti economici sulle opere. Nel 2014 la “Direttiva Barnier” punta ad armonizzare la gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi nel mercato unico europeo, proponendo maggiore trasparenza e presupponendo una prima liberalizzazione del mercato. Proprio da questa possibilità nasce il primo concorrente di SIAE: Soundreef, una società privata italiana con sede in Inghilterra che, grazie all’accordo con la società no- profit Lea (Liberi editori autori), interrompe questa situazione di monopolio e si aggiudica come primo cliente proprio il rapper Fedez.

Cos’è successo?

Il nodo della questione durante la recente trattativa tra SIAE e Meta, al di là dell’intesa puramente economica, riguarda l’obbligo di trasparenza espresso nell’articolo 19 della Direttiva Europea sul Copyright. SIAE avrebbe chiesto a Meta di quantificare i ricavi provenienti dai contenuti corredati di musica e Meta si sarebbe rifiutata di fornire i dati, nonostante la normativa preveda l’obbligo di fornire informazioni sui proventi generati dallo sfruttamento delle opere e sulla remunerazione dovuta. Sicuramente Meta occupa una posizione di forza nella negoziazione, ma SIAE non intende cedere e chiede più trasparenza, rifiutando quella che sembra essere stata una proposta unilaterale da parte del colosso americano. L’esito si fa ancora più interessante considerando che, a parità di condizioni offerte da Meta ai diversi partner europei adibiti alla tutela del diritto d’autore, quello italiano sembra essere l’unico caso europeo di mancato accordo.

Dai temi toccati durante la trattativa, emerge in primis quello del value gap, su cui le Big Tech non vantano un passato felice. Si tratta di un fenomeno che consiste in una distribuzione sproporzionata dei dividendi (generati dagli ascolti in streaming) tra artisti, etichette e produttori rispetto alle piattaforme. La remunerazione degli artisti è infatti un tema sempre attuale e che anche in passato ha generato non poche polemiche, soprattutto nel caso delle piattaforme di streaming, tra cui lo stesso Spotify. La miniserie Netflix “The Playlist” racconta proprio il successo di questa piattaforma senza omettere tale problematica: la storia viene presentata dalle prospettive di sei diversi personaggi coinvolti, tra cui quella di un’artista di medio successo nazionale che, con i proventi derivanti dallo streaming musicale, non riesce neppure a pagare l’affitto di casa. È proprio da queste tematiche che il fondatore di Spotify crea il modello “freemium”, adottato poi da molte piattaforme di streaming (e non solo), in cui è previsto un accesso gratuito ai contenuti base e un abbonamento a pagamento per accedere a funzionalità ulteriori. La questione, quindi, non è nuova e SIAE, dal canto suo, sta tutelando gli artisti del suo repertorio sapendo di trovarsi di fronte ad una Big Tech.

Quindi, quali sono le conseguenze?

Che ad oggi non è possibile utilizzare i brani del repertorio SIAE nei post, storie e reel di Instagram e Facebook. Per quanto riguarda invece i contenuti caricati antecedentemente alla decisione e ancora visibili, Meta provvederà alla rimozione del contenuto su Facebook e al silenziamento su Instagram, con la possibilità di ricaricare i contenuti senza musica o con un brano diverso nel primo caso, e di sostituire la traccia con un’altra ancora disponibile nel secondo.

La decisione danneggia sicuramente diversi soggetti: artisti, creatori di contenuti, influencer, imprese, ma anche le altre società di collecting e lo stesso Meta.

Gli artisti avranno minore visibilità, considerando che i social network consentono di raggiungere milioni di utenti con i propri contenuti. A difesa di tutta la filiera musicale è intervenuta anche Confindustria Cultura, che auspica al raggiungimento di un accordo, sottolineando come in passato alcuni produttori discografici indipendenti avessero già denunciato l’utilizzo di contenuti senza autorizzazione da parte di Meta.

La decisione avrà conseguenze anche sul lavoro di content creator, influencer e imprese, che ne risentiranno principalmente in termini di creazione e appeal dei contenuti. In questo articolo avevamo parlato proprio dell’importanza dei reel in un piano editoriale. L’associazione influencer, a questo proposito, sottolinea l’importanza di ripristinare le condizioni precedenti per tutte le professioni creative.

È chiaro però che gli svantaggi per influencer e content creator li spingeranno a ricercare la viralità con altri strumenti: e quale social si presterebbe meglio di TikTok? Meta, quindi, potrebbe risentirne in termini di appeal e competitività, avvantaggiando il suo diretto rivale per la creazione di video musicali.

La denuncia dei danni derivanti dall’esito della trattativa SIAE-Meta è arrivata inizialmente anche da Soundreef: subito dopo il mancato accordo, era stato rimosso tutto il repertorio italiano dai due social network, nonostante molti artisti fossero interamente rappresentati da Soundreef. Oggi il problema è risolto e Meta ha riammesso la disponibilità di questi brani. La situazione è più critica per le canzoni con diritti condivisi tra SIAE e Soundreef o altre società di collecting, che invece restano escluse dalle piattaforme di Meta. D’altra parte però, il competitor di SIAE sta assistendo ad una crescita del numero di iscritti, una tendenza che potrebbe proseguire data la situazione attuale.

Ecco la soluzione!

Fin qui non sembrano esserci vie d’uscita, ma non disperate: siamo qui per proporre due escamotage che permettono di aggirare il problema, almeno per il momento, per continuare a pubblicare reel su Instagram e Facebook ed essere appealing!

👉🏻 Un modo è quello di registrare lo schermo mentre è in riproduzione una canzone originale su Instagram (potete trovarla guardando altri reel o nella sezione “Audio”), per poi utilizzarla in app di editing come Inshot o Capcut. In fase di pubblicazione si aggiunge il reel, così come realizzato nell’app di editing, con l’audio originale. Questo metodo ha lo svantaggio di realizzare un reel con “audio originale” che non risulta in tendenza e quindi è più difficile che l’algoritmo lo spinga tra i contenuti con maggiore visibilità. Il potenziale vantaggio però è che, nel caso in cui il reel diventasse virale, gli altri utenti inizierebbero ad usare il nostro “audio originale”, che è associato anche al nome della pagina.

👉🏻 Un’altra possibilità è quella di utilizzare canzoni non originali già presenti su Instagram. Rispetto al precedente, questo metodo consente di cavalcare l’onda della viralità più facilmente, grazie all’utilizzo di remix che sono già in tendenza.

Non possiamo sapere se e quando ci sarà una svolta nella trattativa, ma intanto possiamo fornirti i nostri consigli e seguire i tuoi progetti per renderti ancora più awesome! Contattaci qui.

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