Il Caso Chiara Ferragni: Pandoro-gate

Pubblicato il: 15 Gennaio 2024Categorie: News, Social Media0 CommentiTempo di lettura: 4,2 min

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Il fatto che un’operazione commerciale di Chiara Ferragni sia sulla bocca di tutti non è certo una novità, ma questa volta si grida allo scandalo.

Chiara Ferragni è la più nota “imprenditrice digitale” italiana e tra le più note influencers del mondo, gestisce un impero multimilionario e un suo post può valere diverse centinaia di migliaia di euro: cifre da capogiro, soprattutto per chi ancora si rifiuta di considerare il lavoro sui social come una vera e propria professione. Al di là delle opinioni individuali l’impero Ferragni è una realtà che da anni impone le sue leggi al mondo della moda e non solo.

 

Il caso Balocco

Tra le numerose collaborazioni di Chiara Ferragni, spicca (non certo per il suo successo) quella con l’azienda Balocco, che in occasione delle feste natalizie ha realizzato un pandoro griffato dal marchio Ferragni. Il post incriminato riguarda proprio questa collaborazione: il prezzo triplicato del prodotto viene giustificato dall’influencer con una donazione benefica all’ospedale di Torino, per l’acquisto di alcuni macchinari per la cura dei bambini malati.

 

Errore di comunicazione o scelta di marketing?

Fin qui tutto bene, almeno sembrerebbe, finché una segnalazione dell’Antitrust ha fatto notare che le aziende Ferragni, nonostante un compenso milionario, non hanno in alcun modo contribuito alla donazione, preventivamente effettuata da Balocco a prescindere dai profitti ottenuti dalla collaborazione.

Rimane da chiedersi con quali intenzioni sia stato scritto quel famoso post, sembra impossibile che un team collaudato ed esperto come quello che sta alle spalle della Ferragni possa compiere un tale “errore di comunicazione”, ma questa è la versione della stessa influencer.

 

Il video di scuse

Prima di chiudersi per diversi giorni in un silenzio social, Chiara Ferragni ha postato un video, in cui si scusa pubblicamente per l’errore da lei commesso, seppur in buona fede; dichiara inoltre di voler donare di tasca sua un milione di euro all’ospedale coinvolto, respinge però l’accusa del Codacons per truffa aggravata a danno dei consumatori, la quale, dice l’influencer, “verrà dibattuta nelle sedi opportune”.

Questo famoso video però non ha convinto tutti: mentre alcuni vi hanno visto una donna sinceramente affranta, altri l’hanno trovata troppo studiata e poco sincera. In effetti, quella che vediamo in questo video, non è la Chiara a cui siamo abituati: vestita di grigio, con i capelli legati e non acconciati, l’aria stanca, un trucco fatto male..sembrerebbe una scena messa in piedi per provocare compassione; altri addirittura la accusano di plagio, vedi:

Vedi il video intero qui:

Silenzio social: la fine di un’epoca?

Torniamo però a quanto sappiamo di certo: per un’azienda come quella della Ferragni, una pausa in un periodo come questo, a ridosso del Natale, è una grossa perdita. La tempistica è certamente stata pessima, in condizioni normali ci sarebbero stati post e storie di collaborazioni come se piovesse (o nevicasse?) e invece il profilo di Chiara Ferragni risulta inattivo da giorni. Molti si chiedono, o forse si augurano, che questa sia la fine dell’impero multimilionario della Ferragni, ma come sappiamo questo di certo non è stata la prima sfida che l’influencer cremonese si trova a dover superare. Stando ai dati concreti finora il profilo instagram della Ferragni conta una perdita di circa 50 mila followers ed è certo che alcune grandi aziende hanno reciso i loro contratti con lei, per quanto riguarda invece gli attacchi personali che alcuni giornalisti e personaggi pubblici hanno scagliato contro Chiara, possiamo tranquillamente dire che per quanto riguarda l’immagine complessiva dell’imprenditrice digitale più influente d’Italia, si tratta di cose di poco conto.

 

Come realizzare una comunicazione efficace e corretta?

Da questa vicenda abbiamo appreso l’importanza di una comunicazione che sia corretta e coerente con il contenuto del messaggio che vogliamo trasmettere, di certo la credenza che anche la cattiva pubblicità possa portare acqua al nostro mulino è stata smentita.

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