Social media in tempi di guerra: la comunicazione

Pubblicato il: 1 Aprile 2022Categorie: News, Social Media0 CommentiTempo di lettura: 14,6 min

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A partire dai primissimi mesi del 2020 siamo diventati testimoni di come la pandemia da Covid-19 abbia incrementato notevolmente un fenomeno già in sviluppo negli anni precedenti: l’utilizzo di internet e social media per la ricerca di informazioni e notizie.

Trovarsi in casa per il lockdown senza l’opportunità di uscire per diversi mesi è stato il pretesto perfetto per velocizzare la fase di sviluppo del mondo digitale. Non potendo più uscire per lavorare o anche per una semplice colazione al bar, ci siamo ritrovati a dover cercare le informazioni, che prima apprendevamo dai giornali o per sentito dire, da fonti alternative. 

Ecco come anche le persone meno propense all’utilizzo di motori di ricerca e social media hanno cominciato ad approcciarsi a questa pratica, incrementando e intensificando questa modalità di informazione. Ad oggi, a distanza di due anni dall’inizio del lockdown, ci stiamo approcciando ad un altro evento di interesse mondiale che ci sta dando l’opportunità di comprendere meglio gli sviluppi della comunicazione digitale anche nei confronti delle notizie di attualità.

Un aspetto interessante da analizzare è infatti come i social media siano diventati un mezzo sia di comunicazione che di propaganda politica nella guerra Russia-Ucraina, iniziato a fine febbraio 2022. Grazie alle piattaforme social, infatti, abbiamo la possibilità di tenerci aggiornati in tempo reale su tutti gli sviluppi del conflitto attraverso video, post, tweet, live e dirette streaming pubblicati e condivisi da civili, soldati, giornalisti e istituzioni governative. Questo ci permette di monitorare costantemente – e in qualche modo vivere – la situazione sul campo, ma anche gli sviluppi politici e, per questo motivo, stiamo assistendo a quella che viene definita la prima “guerra social” della storia.

Un altro aspetto importante da tenere presente è che queste piattaforme ci permettono di essere ancora più attivi nelle campagne umanitarie e di intensificare la nostra rete di conoscenze per dare aiuto e sostegno ai rifugiati di guerra. Attraverso i social network, infatti, possiamo raggiungere molte più persone rispetto ai metodi tradizionali come la radio, la televisione  o il passaparola. La forza (e, a volte, la debolezza) dei social media, infatti, sta proprio nel loro alto livello di accessibilità, diffusione e personalizzazione dei contenuti a nostra disposizione.

Questi sono solo alcuni dei fattori che rendono i social media un mezzo di comunicazione nuovo e potente anche in situazioni di conflitto come quella che stiamo vivendo. In questo articolo, vogliamo quindi fornire una breve analisi di questo fenomeno, affrontandone gli aspetti principali. 

  1. L’utilizzo dei social media in rapporto alla guerra Russia-Ucraina 
  2. Interazioni tra capi di stato attraverso i social media
  3. I social media per la divulgazione di campagne umanitarie in sostegno ai rifugiati
  4. La presa di posizione dei social media 
  5. Come la guerra Russia-Ucraina influenza il lavoro di content creator e influencer

L’utilizzo dei social media in rapporto alla guerra Russia-Ucraina 

Il 24 febbraio 2022 ha avuto inizio il conflitto tra Russia e Ucraina: una situazione disastrosa che sta sconvolgendo il mondo intero e che sta portando centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie abitazioni per cercare rifugio e riparo in altri stati.

Fin dal principio di questo conflitto, la maggior parte delle persone ha utilizzato i social media come mezzo di informazione e di comunicazione; ma le diverse piattaforme social sono anche utilizzate come un vero e proprio campo di battaglia, in cui non mancano scontri e colpi di scena. 

Analizzando la situazione attuale, possiamo vedere come tutte le parti coinvolte si stiano rapportando a questo avvenimento: dai capi di stato ai civili, dai militari che combattono sul campo alle persone che si adoperano per offrire un aiuto umanitario, abbiamo la possibilità di comprendere meglio gli sviluppi del conflitto senza perdere neanche una notizia.

I militari, ad esempio, utilizzano i social media per mandare videomessaggi ai familiari. A differenza del passato, in cui le comunicazioni tra militari e familiari rimanevano private, oggi abbiamo la possibilità di vivere direttamente il loro punto di vista, raccontato attraverso post e video in prima persona. Bisogna però considerare anche l’altro l’alto della medaglia: se da una parte si possono ricavare molte informazioni per poter conoscere a fondo la situazione, dall’altra questa iper-condivisione può rivelarsi anche molto rischiosa, in quanto c’è il rischio di svelare informazioni segrete a livello pubblico mettendo in difficoltà le strategie militari.

Oltre ad essere diventati un vero e proprio campo di battaglia, i social media sono utilizzati anche da istituzioni come l’FBI addirittura per arruolare “spie” russe in disaccordo con l’invasione dell’Ucraina. In poche parole, i federali hanno attivato campagne geolocalizzate di social advertising per riuscire a catturare più facilmente l’attenzione di possibili spie e diplomatici presso l’ambasciata russa a Washington. Questa è quindi una nuova opportunità per l’intelligence americana per reclutare nuove risorse.  

Interazioni tra capi di stato attraverso i social media

La guerra Russia-Ucraina non solo è la prima ad essere trasmessa in tempo reale sui diversi social media, ma è anche un conflitto che viene combattuto, oltre che dal vivo, anche online. A testimonianza di questo fenomeno ci sono i diversi videomessaggi, post e tweet dei capi di stato, che tengono aggiornati i propri cittadini e fanno dichiarazioni in merito alla situazione in corso. 

Volodymyr Zelensky, Presidente dell’Ucraina, fin dalle primissime ore di conflitto è comparso su tutti i suoi canali online per mettere a conoscenza delle sue posizioni e delle sue decisioni tutti i suoi cittadini. Si sta dimostrando un ottimo comunicatore grazie alle sue frasi brevi e ad effetto, in cui non mancano sfide e dramma, ma anche informazioni e retorica, messaggi politici ai politici e messaggi umanitari al proprio popolo. Questo modo di interpretare i social spesso ha come obiettivo quello di aumentare la pressione sugli altri leader europei – come accaduto con il nostro Premier Mario Draghi – anche con un certo sarcasmo, tipico del presidente Zelensky, non a caso ex comico.

Grazie a questo mix di comunicazione, i follower dei social media di Zelensky sono cresciuti in modo esponenziale, ed egli è riuscito a ribaltare i pregiudizi che molte cancellerie e anche il suo stesso popolo avevano sulla sua reale tenuta. 

Vladimir Putin, a differenza di Zelensky, anche sui social media sembra essere accerchiato e condannato per la sua offensiva, tant’è vero che sembra costretto a giocare in difesa. Per questo motivo, in una mossa di censura sempre più determinata, sta gradualmente oscurando le piattaforme social in Russia per provare a bloccare le notizie in entrata dagli altri paesi che non condividono la sua posizione: tutto ciò che viene omesso dalle trasmissioni russe circola infatti sui social media, con il rischio di accrescere la protesta interna. 

Nonostante ciò, non mancano le prese di posizione di molte celebrità russe, che si stanno schierando contro Putin rischiando anche pene molto severe.

In questo caso, il ruolo dei social media è quello di ulteriore terreno di scontro tra i due capi di stato, ma non è la prima volta che i social sono utilizzati come mezzo di propaganda. Nel tempo, abbiamo potuto vedere come le piattaforme online siano state utilizzate da diversi presidenti o dai diversi partiti politici per portare avanti i propri ideali. 

Tra i politici degni di nota sui social media troviamo Donald Trump, ex Presidente degli Stati Uniti, il quale dopo essersi visto censurare diversi post dalle piattaforme più utilizzate, per ritornare ad avere voce nel mondo digital ha deciso di lanciare il proprio social network: Truth Social

In una campagna elettorale i social possono fare la differenza e anche i politici italiani ne seguono l’esempio, acquisendo tratti sempre più simili agli influencer.

I social media per la divulgazione di campagne umanitarie in sostegno ai rifugiati

Fino a questo momento abbiamo visto come il conflitto Russia – Ucraina sui social media sia uno scontro diretto: se da un lato queste piattaforme sono ulteriore benzina sul fuoco, dall’altro c’è la possibilità di vedere come associazioni no profit, influencer, personaggi famosi e comuni cittadini si siano attivati attraverso campagne umanitarie e di sensibilizzazione per dare aiuto e sostegno ai profughi ucraini. 

Tra le diverse piattaforme, una di quelle che emerge maggiormente è Telegram, ormai diffusissima app di messaggistica che dallo scoppio del conflitto viene utilizzata dal governo ucraino e dalle amministrazioni locali per la divulgazione di bollettini di guerra, allarmi bomba e informazioni su feriti e dispersi di guerra, direttamente sugli smartphone dei cittadini. Questa piattaforma, inoltre, è stata adottata anche dalla Commissione Europea, che ha aperto un canale per aiutare i rifugiati ucraini ad avere accesso ad informazioni “affidabili e verificate” sulle procedure da seguire una volta arrivati in Europa.

Immagine canale Telegram per aiutare i rifugiati ucraini ad avere accesso ad informazioni

Anche gli altri social si stanno dimostrando un potentissimo canale di comunicazione per la divulgazione di campagne in sostegno ai profughi ucraini, ad esempio attraverso la creazione di pagine e post da parte di influencer, personaggi famosi e comuni cittadini. In pochi click, infatti, vengono creati contenuti informativi con diversi obiettivi, dalla ricerca di spazi di accoglienza alla raccolta di donazioni e beni di prima necessità. 

Tra gli esempi più famosi troviamo il caso di David Beckham (quasi 72 milioni di Followers), che ha deciso di dare in prestito i propri canali alla Dottoressa Iryna Kondratova, responsabile del Centro regionale perinatale di Kharkiv in Ucraina, dove aiuta le madri a partorire in sicurezza. Cedendo il proprio profilo, l’ex stella del Manchester United, Real Madrid e Milan ha voluto dare una spinta alla raccolta fondi per Unicef, di cui è ambassador, e fornire un sostegno pratico ed immediato alla popolazione oltre che consentire di mostrare, senza propaganda, senza controlli e senza filtri, cosa sta realmente succedendo in Ucraina.  

Anche noi di LGC Web Agency con le nostre professionalità abbiamo voluto fare qualcosa nel nostro piccolo per aiutare i profughi ucraini tramite i social: ci siamo offerti di dare un supporto ad un’organizzazione no-profit trevigiana che attualmente si sta occupando di raccogliere cibo, abbigliamento e medicinali da offrire ai rifugiati ucraini accolti nella provincia di Treviso. 

La presa di posizione dei social media 

Data la loro posizione di rilievo nella comunicazione globale, i social media spesso giocano un ruolo importante con le loro prese di posizione. Nel caso del conflitto Russia-Ucraina, per contrastare la divulgazione di notizie false e per schierarsi a favore della popolazione ucraina, aziende e società digitali hanno deciso di interrompere o limitare pesantemente le comunicazioni con la Russia.

  • Meta:
    • Ha allentato le politiche di  moderazione dei contenuti a per l’Ucraina, così da consentire a tutti gli utenti di esprimere opposizione all’attacco da parte della Russia, senza però permettere contenuti russofobici o di minaccia nei confronti di capi di stato;
    • Ha limitato l’accesso dei media statali russi su tutte le sue proprietà;
    • Tramite Facebook, ha bloccato gli account di falsi giornalisti che diffondono fake news.
  • Youtube ha bloccato la possibilità per i media russi di pubblicare annunci e di monetizzare attraverso i loro canali.
  • TikTok  ha bloccato in Russia la possibilità di pubblica video in diretta.
  • Google ha sospeso Google Ads in Russia.
  • Snapchat ha bloccato pubblicità di aziende russe e bielorusse e intensificato i controlli sulla disinformazione.
  • Spotify
    • Ha chiuso la sua piattaforma a Mosca;
    • Ha bannato i contenuti di RT (principale canale d’informazione russo);
    • Ha declassificato i contenuti filo-statali nelle sue ricerche.

Al contrario, invece Mosca, ha deciso di oscurare Facebook e Instagram accusandoli di istigazione alla violenza e all’odio contro la Russia. La scelta di bloccare le piattaforme Meta rappresenta sicuramente una grossa perdita per il gruppo di Zuckerberg: secondo le statistiche, infatti, circa il 40% della popolazione russa possiede un profilo Instagram, per un totale di più di 60 milioni di utenti.

L’operazione di censura digitale, però, non si è fermata qui: è stato infatti bloccato l’accesso anche a Twitter, tentando così tagliare fuori il popolo russo dalle comunicazioni di tutto al mondo.

Come la guerra Russia-Ucraina influenza il lavoro di content creator e influencer

Anche Influencer e Content Creator hanno lasciato da parte gli argomenti trattati fino a quel momento sui loro canali per dedicare i propri post al tema del conflitto: dai racconti di vita quotidiana, parlando di come da un giorno all’altro la loro vita sia cambiata e di come le comunità si sono adoperate per proteggersi dai bombardamanti, all’esposizione delle proprie idee politiche, ognuno di loro ha potuto continuare a mantenere aggiornati i propri follower. 

Come abbiamo visto, in seguito alle limitazioni e alle censure da parte di Meta nei confronti della Russia, il Cremlino ha deciso di oscurare e/o chiudere diverse piattaforme, tra cui Twitter, Facebook e Telegram. Questa decisione ha influito negativamente su influencer e content creator russi, che si sono mostrati in lacrime di fronte alle loro community. Un gesto che ha creato scalpore e grande dissenso popolare per le motivazioni per cui questi utenti stessero piangendo, in quanto ad alcuni utenti è sembrato che il loro sconforto nascesse dal rischio di perdere il proprio profilo e i propri follower piuttosto che per le migliaia di persone disperse e che hanno perso la vita nel conflitto sul confine Russia-Ucraina.

È importante però riconoscere che la chiusura delle piattaforme online rappresenta un duro colpo per tutti gli utenti che grazie ai social media lavorano e si mantengono economicamente, spesso utilizzando questi strumenti come unica fonte di reddito. Oltre a influencer e creator, questo blocco ha infatti messo in grande difficoltà anche i piccoli imprenditori che utilizzano i social per dare supporto al proprio business. 

Di conseguenza, tra la disperazione e il panico generale per la chiusura dei loro profili e per la perdita di tutti i follower che erano riusciti a raggiungere nel tempo, molti utenti si sono dati alla fuga su altre piattaforme o hanno utilizzato servizi VPN per poter mantenere i contatti con il proprio pubblico e riuscire a portare avanti il proprio lavoro.

@brutamerica We spoke to @valerisssh, who went viral after sharing her experience living in a bomb shelter in Ukraine. #news #Ukraine #fyp ♬ Sad and lonely – MoppySound

Questo conflitto dura ormai da oltre un mese e ancora non sembra essersi trovato un accordo per il cessate il fuoco e per riportare la pace tra queste due nazioni. Nella speranza che questo avvenga presto, noi di LGC Web Agency continueremo a seguire gli sviluppi del conflitto e l’evolversi del ruolo del digitale in questo evento storico.

Gloria Carrer

 

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